mercoledì 16 maggio 2007

LA MIGLIORE ABILITA' DEL LEADER-MANAGER





Di cosa ha maggiormente paura un manager?
Qual' è l’atteggiamento vincente?

In cima alla lista c’è LA PAURA del fallimento, fallimento professionale e quindi personale!
I migliori leader hanno fallito più volte, ma si sono rialzati e hanno continuato.Sulla strada verso il successo di una impresa c’è quasi sempre uno o più fallimenti.
Manager o leader?
Il manager, per il raggiungimento degli obiettivi, pianifica e organizza, mettendo in atto tattiche e strategie che minimizzino il rischio.
Il leader “naturale” (l’esempio storico di Garibaldi è emblematico!) sembra invece cercare il rischio non in sé ma perché ha una “ vision “ per la quale è pronto ad affrontare ogni genere di ostacoli per la concretizzazione del ‘sogno’.
Si tratta di prospettiva diversa. Mentre il manager pensa a gestire, migliorare ed espandere , il leader pensa in modo intuitivo, diretto, alla concretizzazione della sua “vision”

Drucker:Il manager fa le cose nel modo giusto; il leader fa le cose giuste.

Il leader tende a fidarsi della sua intuizione e delle sue emozioni, il manager è solitamente più pragmatico, si affida al saper fare ,al come fare, al quando fare.
Ecco perché la gente tende a seguire i leader: perché essi fanno leva sull’aspetto emotivo.
Il manager è un professionista esperto nel suo campo, che ha il know how e l’expertise di come funziona il sistema azienda.
Un leader puo’ anche non avere la necessaria expertise, ma avere nuove idee e una visione più a largo raggio, intuire ciò che non è ancora emerso: un trend,un cambiamento….
Alcuni esperti di management sostengono che un grande manager è anche un buon leader. Quasi mai.
Un manager efficiente ed efficace può non essere un leader.Ma un leader deve avere delle abilità manageriali per realizzare la sua vision.Capire queste differenze è fondamentale per il funzionamento di un’organizzazione e il successo di una azienda.
Quando si realizza quindi il manager “ideale” ? Quando le capacità di pianificazione, organizzazione, guida e controllo (abilità apprese!) si innestano, integrandosi, sulle qualità naturali di carisma e di capacità connettive del gruppo.
Una delle abilità più preziose, ma spesso non considerate, che il leader-manager deve avere è l’abilità di procedere oltre.
E’ più che avere il giusto atteggiamento verso la correzione dell’errore! E’ un passo al di là del rischiare.
L’abilità di ‘andare oltre’ è quella di fare un passo indietro, dopo il fallimento,imparare dagli errori commessi e poi fare un passo in avanti verso una direzione migliore.
Ognuno commette errori, ma la differenza fra le persone che vogliono raggiungere un obiettivo e coloro che vogliono raggiungere realmente un obiettivo è la percezione del fallimento e in seguito la risposta al fallimento.
Le grandi menti hanno uno scopo, gli altri hanno desideri. Chi non ha una "vision" puo’ essere travolto dai fallimenti. Le grandi menti si sollevano al di sopra di essi (Washington Irving).
Gli errori sono inevitabili e il fallimento è il prezzo da pagare sulla strada del successo.
Funziona così: più si impara ad andare oltre il fallimento, più presto si può concretizzare un obiettivo, specie se difficile.

I MITI ERRATI DEL FALLIMENTO

1. IL FALLIMENTO SI PUO’ EVITARE
2. IL FALLIMENTO ACCADE
3. IL FALLIMENTO E’ OGGETTIVO
4. IL FALLIMENTO E’ IL NEMICO
5. IL FALLIMENTO E’ IRREVERSIBILE

1. IL FALLIMENTO SI PUO’ EVITARE. Il fallimento è inevitabile , perchè non completamente prevedibile! E’ un alea intrinseca nel rischio d’impresa! “Errare è umano” dicevano i Latini 2000 anni orsono e a tutt’ oggi questa verità è ineludibile.Gli errori sono all’ordine del giorno .

2. IL FALLIMENTO ACCADE. Ad esempio a scuola, quando prendevi un brutto voto in un test,la tendenza era di pensare che avevi fallito e questo è errato. Il brutto voto cosa significava? che la preparazione o le modalità di preparazione erano state insufficienti.Il fallimento è come il successo,è un processo che avviene passo per passo e non un traguardo che si raggiunge in un giorno.E’ possibile quindi commettere errori lungo la strada che porta al successo, ma fino a quando il processo è in atto,fino a che rimane tempo per cambiare,modificare,correggere non c’è fallimento.

3. IL FALLIMENTO E’ OGGETTIVO. Quando dimentichi un meeting,non raggiungi un obiettivo o fai una scelta sbagliata che cosa determina la percezione del fallimento?E’ forse il problema che si crea?la perdita di denaro investita? le critiche che riceverai? No.La verità è che tu sei la sola persona che può mettere sull’azione l’etichetta di fallimento.La percezione del fallimento è perciò soggettiva. E’ la percezione dell’errore e il tipo di risposta che ne consegue che determina se è fallimento o no .Gli imprenditori prima di avere successo hanno una percentuale media di fallimento di circa il 4%. Quello che li incoraggia a continuare è la consapevolezza di cosa non ha funzionato e la relativa risposta all’errore. E’ la tattica dei TRE PASSI AVANTI E UNO INDIETRO che produce uno scatto in avanti .

4. IL FALLIMENTO E’ IL NEMICO. Molti vedono il fallimento come una piaga da evitare ma il fallimento è una opportunità, è come il fertilizzante decomposto, nutre il terreno per futuri successi.

Quando ognuno si da’ il permesso di fallire, si dà allo stesso tempo il permesso di eccellere (Eloise Ristad)

5. IL FALLIMENTO E’ IRREVERSIBILE. C’è un proverbio americano spiritoso ‘non importa quanto latte mungi ad una mucca a patto che non perda l’animale’. In altre parole…agli errori si può porre rimedio. Il problema è quando il punto di attenzione, il focus è sul latte, sul dettaglio e non sulla mucca il totale. Ogni errore è una opportunità di apprendimento.

Prova a sostituire la percezione del fallimento con la percezione di criticità !
Sposterai così il vissuto dal piano della sconfitta che abbatte a quello della riflessione che costruisce.